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Messaggio Da jetfire Lun Lug 09, 2012 4:26 pm

Manga


Manga, è un termine giapponese che indica in Giappone i fumetti in generale, mentre nel resto del mondo viene usato per indicare "storie a fumetti giapponesi".
In Giappone i manga non rappresentano un genere od uno stile, ma sono chiamati così i fumetti di qualsiasi target, tematica ed anche nazionalità, poi eventualmente distinta in "Nihon no manga" ( "fumetti giapponesi"), "Itaria no manga" ( "fumetti italiani"), e così via.

Al di fuori del Giappone, il termine manga è invece usato per indicare semplicemente i fumetti giapponesi, anche se poi la loro diffusione nel resto del mondo ha fatto sì che alcune convenzioni grafiche del manga siano divenute col tempo così caratteristiche da influenzare in parte lo stile del fumetto anche all'estero, portando alla nascita di opere similari in Sud Corea con i "manhwa" e in Cina, Taiwan ed Hong Kong con i "manhua". In Francia nacque addirittura "la nouvelle manga", cioè una corrente fumettistica che lega insieme le bande dessinée (fumetti franco-belgi) con gli stessi manga; negli Stati Uniti venne coniato il termine "Amerimanga", per indicare i manga statunitensi.


Etimologia

Manga Manga_10


Il termine manga significa letteralmente "immagini libere", "immagini stravaganti". Fu inizialmente usato alla fine del XVIII secolo in alcune pubblicazioni, come il libro d'illustrazioni "Shiji no yukikai" di Santō Kyōden, e il "Manga hyakujo" di Aikawa Minwa, entrambi del 1798. In seguito fu anche usato dal famoso artista giapponese Hokusai nell'Hokusai manga del 1814.
Rakuten Kitazawa fu, invece, il primo disegnatore ad utilizzare la parola manga ottenendola dagli ideogrammi "man" cioè libero, stravagante e "ga" immagine che però viene tradotto nel suo attuale significato di fumetto.
Altri termini utilizzati per indicare i fumetti giapponesi erano Tobae (da Toba, artista del XI secolo), Byooga (immagine disegnata), e Ponchie (da Punch, popolare rivista inglese).


Caratteristiche

Manga 422px-11

Tagosaku To Mokube No Tokyo Kenbutsu, una striscia umoristica del 1902 di Rakuten Kitazawa.
Tendenzialmente in Europa si identifica il fumetto con una produzione per bambini e ragazzi. I manga, con le loro figure dai tratti spesso infantili (come gli occhi grandi) ad un occhio inesperto, suscitano inizialmente una certa confusione. L'origine di questa caratteristica è un prestito culturale che si fa risalire al 1946 quando il famoso autore Osamu Tezuka (1928-1989), soprannominato il dio dei manga vide pubblicato il suo primo manga (Ma-chan no nikki). Egli stesso, grande ammiratore di Walt Disney, ammette di essersi ispirato nel manga Kimba, il Leone Bianco allo stile del Bambi disneyano (curiosamente in seguito la Disney, per via di alcune polemiche sulla somiglianza tra Il re leone e Kimba, il Leone Bianco, ha ammesso di essersi ispirata a sua volta all'opera di Tezuka). Tuttavia, ormai è difficile considerare lo stile di disegno come "manga", poiché numerose pubblicazioni presentano stili di disegno molto differenti, ad esempio Angel Heart oppure Berserk. La differenza più evidente tra il fumetto manga e quello occidentale risiede nelle modalità di narrazione, regìa, impaginazione ed il rapporto che la storia ha con i personaggi.
Il fumetto giapponese possiede una gabbia di impaginazione più larga rispetto all'occidentale (180x270mm); il formato standard di lavorazione è il B4 serie JIS (257 × 364 mm) per i volumi professionali e A4 (210 × 297 mm) per le doujinshi, invece l'occidentale è in genere elaborato su un formato molto grande, dall'A3 in su. Mentre l'occidentale è formata da uno schema di gabbia formato da 12 quadrati, il manga si sviluppa su un numero medio di 6-8 quadrati, (come il fumetto Disney) a parte eccezioni ad esempio negli shonen o le scene veloci, che hanno uno schema con più quadrati, arrivando a sfiorare la frequenza di riquadratura occidentale.


L'impaginazione e la struttura della pagina

Il manga giapponese si legge al contrario rispetto al fumetto occidentale, cioè dall'ultima alla prima pagina (secondo le consuetudini orientali), con la rilegatura alla destra del lettore e le pagine "libere" alla sinistra. Anche le vignette si leggono da destra verso sinistra, dall'alto verso il basso. Esistono, tuttavia, alcuni manga che si leggono da sinistra verso destra, cioè secondo l'usanza occidentale.
Nel corso del tempo ci sono stati alcuni mutamenti nella disposizione delle vignette. Inizialmente prevaleva la disposizione verticale; successivamente, nei tardi anni quaranta, è stata introdotta anche la disposizione orizzontale, quella attuale. Nelle storie più accurate dal punto di vista stilistico, queste due disposizioni si sovrappongono e vengono entrambe usate, creando un percorso di lettura piuttosto complesso per le abitudini del lettore occidentale, ma con un preciso intento stilistico. In realtà, un lettore giapponese, allenato alla lettura non alfabetica, riesce più facilmente di un lettore occidentale alle prime armi a orientarsi in questo universo di segni, dove gli viene offerta una grande libertà di percorso. Gli occhi vagano nella pagina cogliendo inizialmente alcuni dettagli, scelgono di soffermarsi prima su alcuni tipi di testo e poi su altri, ricavando alla fine non una lettura analitica di contenuti, ma una coinvolgente impressione generale di ciò che sta accadendo.
A differenziare il manga dagli altri stili fumettistici è innanzitutto l'importanza che viene data all'atmosfera, alle emozioni ed all'introspezione dei personaggi. Vi è uno studio più approfondito dell'impaginazione, basato sui tagli e le inquadrature: queste ultime rimangono le stesse utilizzate in qualsiasi altro stile fumettistico, ad eccezione del piano d'azione, che non viene quasi mai utilizzato. Per quanto riguarda ai tagli delle vignette, possiamo dividerle in:


Ordine di lettura di un manga.
Manga Manga-10
Orizzontali: utilizzate nello stesso tempo per creare uno stacco fra lo schema a due vignette affiancate, quindi per guidare meglio lo sguardo di lettura, ma anche per un ritmo di lettura più lento. (nel caso del fumetto di lettura giapponese. Per quanto riguarda la lettura occidentale è il contrario)
Verticali: il contrario delle vignette orizzontali per quanto riguarda al ritmo (non dimentichiamo che per la lettura occidentale è l'inverso).
Diagonali: singole o combinate con inquadrature altrettanto inclinate, generano un'atmosfera di tensione emotiva e possono essere calanti o ascendenti. A seconda delle due, la situazione "precipita" o si tranquillizza, sfumando in una situazione meno tesa.
Vignette chiuse o aperte: quasi esenti dal fumetto occidentale, nel fumetto giapponese hanno un'importanza vitale, in quanto una vignetta fino al Tachikiri guida quasi sicuramente il lettore verso la pagina successiva ed è utile per le scene molto importanti, contrariamente alle vignette chiuse.
Inizialmente, i manga pubblicati in Italia avevano senso di lettura occidentale (le tavole venivano quindi prima ribaltate, e poi editate). Furono i Kappa Boys ad introdurre anche qui il senso di lettura originale, con la pubblicazione di Dragon Ball per Star Comics, anche per via dell'editore originale Shūeisha che non apprezzava il ribaltamento delle tavole.


I baloon

I dialoghi, (anche se il manga tende ad "illustrare" e non "spiegare") sono posti in balloon variabili, che vanno dal molto piccolo, al molto grande. Questa differenza può essere data dal volume che ha il dialogo in quel momento, piuttosto che dall'importanza che ha lo stesso nella scena. Una frase shockante sarà più importante di una di sfondo, per cui verrà posta in una nuvola molto grande (nel fumetto occidentale l'importanza della frase viene data in genere dall'evidenziare con una scritta in grassetto). Si preferiscono dialoghi brevi, per evitare che il lettore si intimorisca di fronte ad un discorso troppo lungo e lo salti; inoltre in Giappone si preferisce scriverli a mano, piuttosto che con qualche strumento vettoriale, molto in uso in occidente. Le didascalie sono rare.

La tecnica

Abitualmente in Giappone si utilizzano materiali realizzati appositamente per questo tipo di fumetto, come fogli riquadrati in ciano (colore non visibile in scannerizzazione bianco e nero), pennini con varie modulazioni, righelli appositamente preparati per le linee cinetiche, retini ed attrezzi per applicarli. Generalmente la tavola manga non è né a colori né in scala di grigi, ma in bianco e nero, scelta che deriva dall'utilizzo che il volume manga ha: essendo inizialmente un prodotto da pubblicare su riviste contenitore, in Giappone raramente le si conserva e, per evitare spese di stampa inutili, si preferisce utilizzare un'economica stampa in bianco e nero; oltre a questo, la rivista contenitore è una sorta di "anteprima", per attirare consensi per un titolo da parte dei lettori, per poi in un futuro, stampare i volumi tankōbon ad esso riservati. Le ombre, anche mantenendo il bianco e nero, vengono date raramente dai neri pieni e più facilmente dai retini grattabili; i colori delle eventuali pagine a colori di edizioni speciali e delle riviste vengono tendenzialmente realizzati a china oppure a pantone (i più famosi ed usati sono i copic). In Occidente non si bada troppo a quale materiale utilizzare ed i tempi di consegna sono decisamente più larghi, permettendo così al fumettista di potersi permettere di utilizzare scelte tecniche più elevate e strumenti più ampi.

Stile e generi

Il manga è diretto a vari target, nel Sol Levante, che hanno innanzitutto permesso un diffondersi più ampio del genere. Si dividono principalmente in:
Kodomo: con uno stile minimalista e stilizzato, senza troppi fronzoli e possibilmente comprensibile da un pubblico di bambini. Spesso si tratta di fumetti con personaggi zoomorfi.
Shōjo: manga per ragazze. Parla di amore, sentimenti e problemi adolescenziali. Molto spesso è ambientato tra i banchi di scuola o nella vita normale, mentre in altre è intrecciato col genere majokko. Lo stile di disegno è raffinato e ricco di decorazioni, molto più morbido ed in genere gli sfondi ambientali sono poco accennati, lasciando spazio a sfondi ornamentali con fiori, pizzi o altre cose adatte per un pubblico femminile, che esalti una caratteristica dei personaggi in apparenza.
Mahō shōjo, (detto anche majokko): si tratta di manga sempre per ragazze, ma che possiedono degli elementi magici. Lo stile di disegno è più o meno lo stesso dello shojo originale.
Shōnen: indirizzati ad un pubblico maschile, lo stile di disegno è più sporco e spesso si preferisce l'uso del tratteggio al retino. Le inquadrature hanno spesso un taglio prospettico, lo stile di disegno è più incentrato a sottolineare l'anatomia e gli sfondi compaiono di più, conferendo un terreno di battaglia solido e visibile.
Seinen: per un pubblico adulto e maschile. Non è da confondere con l'hentai, genere a parte. Tratta argomenti seri e per lo più psicologici e lo stile di disegno è molto più maturo e ricercato.
Gekiga: storie drammatiche indirizzate ad un pubblico adulto.
Josei (o Redisu): variante più sobria dello Shojo. Tratta di relazioni amorose tra adulti e lo stile è più realistico.
Shōnen'ai: tratta di relazioni omosessuali maschili, enfatizzando il lato sentimentale. È dedicato ad un pubblico di donne e lo stile è più o meno lo stesso dello Josei.
Shōjo-ai: tratta di relazioni omosessuali femminili, enfatizzando l'aspetto sentimentale ed emotivo.
Yaoi: tratta anch'esso di relazioni omosessuali maschili, ma il genere è più esplicito ed è incentrato di più sull'atto fisico. Il disegno è adatto a sottolineare i particolari fisici dei protagonisti, per questo è un genere adatto alle donne.
Yuri: tratta relazioni omosessuali femminili. È decisamente più esplicito dello shojo ai.
Lolicon
Shotacon
Hentai: per adulti. Si tratta di opere a sfondo pornografico, la cui trama è minimalista per lasciare spazio all'esplicito. Sono di norma vietati ai minori di 18 anni.
Ecchi: opere a sfondo erotico, di norma vietati ai minori di 14 anni (ovvero sono consigliati ad un pubblico maturo).


La pubblicazione in Giappone

Manga 800px-12

(Alcuni titoli esposti in un negozio di manga in Giappone.)

I manga vengono pubblicati in Giappone inizialmente all'interno di grossi albi, stampati in bianco e nero su carta di qualità scadente. Soltanto alcune pagine introduttive sono talvolta a colori e su carta migliore, generalmente allo scopo di introdurre i personaggi della vicenda.
In ognuno di questi albi vengono raccolte numerose storie a puntate. Tramite un'inchiesta fra i lettori viene verificato il successo delle singole serie, cosicché alcune possono essere interrotte anzitempo e altre, al contrario, meritare di essere stampate a parte, sotto forma di albi monografici di qualità migliore in più volumetti (tankōbon). Si distinguono fondamentalmente tre formati di pagina per i manga: il più classico è il B6 (circa 12,5×18 cm), ma sono utilizzati anche, per edizioni più lussuose, l'A5 (15×21 cm) e il B5 (18×25 cm).
A differenza dei fumetti occidentali, le avventure dei manga hanno, per quanto riguarda i protagonisti, un inizio ed una fine. Il personaggio ideato dall'autore e/o disegnatore appare sulla scena nel primo volume, "vive" la sua vicenda e, al termine della serie (quelle di successo possono protrarsi per diversi anni e centinaia di puntate), esce di scena e non "interpreterà" altre serie. Alcune eccezioni si possono rilevare per personaggi molto amati dal pubblico, che vengono ripresentati in varianti della storia principale, oppure di cui si raccontano episodi accaduti anteriormente all'inizio della serie principale. Spesso il successo di un personaggio di un manga si risolve in una trasposizione più o meno fedele delle sue avventure sotto forma di anime.
La prima rivista per ragazzi, Shōnen Kurabu fu pubblicata dalla Kodansha nel 1914, mentre quella per ragazze, Shōjo Kurabu, dalla stessa casa editrice nel 1923.


I manga in Italia

Il fenomeno manga comincia ad affermarsi maggiormente agli inizi degli anni novanta, grazie a case editrici come la Glénat, con la pubblicazione di Akira, e la Granata Press, con la pubblicazione di Ken il guerriero e di riviste come Mangazine e Zero, e successivamente la Star Comics, che pubblica, tra gli altri, il manga Dragon Ball.
È tuttavia importante sottolineare che Fabbri editori diede alle stampe dal dicembre 1979 la rivista a fumetti Il grande Mazinga, contenente il fumetto originale seppur in una versione edulcorata da scene violente e appositamente colorata da staff italiano. Attraverso Il grande Mazinga viene segnato un momento importante nella storia dei manga in Italia, essendo stato il primo manga pubblicato direttamente dall'edizione giapponese. Alla rivista sarebbero seguiti due volumi dal titolo Io sono il grande Mazinga e Mazinger contro i Mazinger, che raccolgono parte delle storie pubblicate contemporaneamente in rivista per le edicole. Nell'ottobre del 1980 Fabbri pubblica il primo numero del settimanale Candy Candy. La longeva testata, prima di una lunga serie intitolata al personaggio e alla quale si aggiunse in seguito Lady Oscar, appassionerà il pubblico femminile per anni. In seguito, esaurito il materiale originale, il giornale è continuato attraverso nuove avventure appositamente ideate da disegnatori italiani. Nel 1980 è la volta di Golgo 13 e nel dicembre 1983 di Black Jack di Osamu Tezuka, entrambi sul mensile Eureka. Sembra tuttavia che il primo manga in assoluto pubblicato in Italia sia stato Son Goku di Shifumi Yamane, da Garzanti nel 1962, ma sulla sua originalità vi è più di un dubbio.
Altre case editrici di manga in Italia sono: Flashbook Editore, specializzata in manga e manhwa coreani, Planet Manga della Panini, Jpop e Planeta De Agostini. Di recente si è aggiunto l'editore GP Publishing, della Giochi Preziosi, che si avvale della consulenza dei Kappa Boys, prima alla Star Comics. Dal 2008 anche la Disney ha iniziato a pubblicare manga nella collana Disney Manga, tra cui Kingdom Hearts. Il loro successo in Italia ha fatto sì che manga e anime venissero citati anche in alcune opere letterarie giovanili, come per esempio nel romanzo di Isabella Santacroce Destroy, in cui la protagonista, Misty, è un'accanita lettrice di fumetti giapponesi, oppure in Come un fumetto giapponese di Gianfranco Liori dove il protagonista, anche qui otaku accanito, scappa di casa per recarsi alla più importante manifestazione di fumetti italiana, il Lucca Comics.
Ultimamente il manga "made in Italy" sta tentando di emergere, con iniziative spesso precarie e tentativi andati a vuoto. Nel 1997, ad esempio, la casa editrice Comic Art pubblicò una serie di fumetti intitolata "Spaghetti manga", manga realizzati da autori italiani, che però non ebbe molto successo. Pugno! di Roberto Recchioni fu uno dei titoli di maggiore rilievo. Altre riviste contenitore, dedicate anche ad autori italiani, non sono riuscite ad avere un successo apprezzabile, come nel caso di Yatta! (soprattutto dedicata ai manga giapponesi, ma anche con iniziative internazionali), rivista mensile pubblicata da Play Press durante il triennio 2004-2006 su modello delle riviste giapponesi di manga, oppure la recentissima Mangaka, della Coniglio Editore, interrotta ufficialmente all'inizio del 2010 dopo appena due numeri. Gli unici tentativi andati più o meno a buon fine sono di natura semi-amatoriale, come la rivista on line Mangaijin, in piedi da circa tre anni.
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Messaggio Da biri Lun Lug 09, 2012 5:27 pm

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Messaggio Da margottola Lun Lug 09, 2012 6:49 pm

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Messaggio Da HOCUS POCUS Lun Lug 09, 2012 10:27 pm

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Messaggio Da majin z Sab Lug 14, 2012 2:26 pm

grande jet!hai fatto lo stesso lavoro che feci io per una piccola mostra nel ponente genovese....margottola forse ricorderà.....

su kitazawa potrei stare giorni a discuterne....ho avuto la fortuna di poter andare nella sua città natale e visitare il piccolo museo con la ricostruzione della stanza dove disegnava le sue opere.

a differenza dei manga come noi li conosciamo,si dedicava(forse inconsciamente) a continuare l'antica tradizione della vignetta umoristica.forse fu il primo a fare della vera satira nel sol levante...diciamo anche che il periodo in cui disegnava,era un periodo di cambiamenti..il giappone si era avvicinato molto all'occidente e gli usi e costumi delle nuove persone che iniziavano a frequentare l'arcipelago venivano sempre riportati con ironia e spesso paragonate a quelli giapponesi.il suo periodo francese poi forse è stato il più ispirato tra tutti.opere che anche nei loro tratti ricordano molto i tratti classici del fumetto francese moderno.

all'interno del tempio chiamato "manga dera" di kawasaki,si possono ammirare alcune sue opere accompagnati dal monaco residente che non mancherà di offrirvi un te verde con dolcetti
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Messaggio Da majin z Sab Lug 14, 2012 2:39 pm

per chi avesse la possibilità di viaggiare per il giappone,il museo si trova nella città natale del maestro,omiya "il paese bonsai" ,vicino tokyo

li si possono trovare copie della rivista tokyo puck e del suo equivalente per il kansai.



riguardo il manga in italia c'è da aggiungere che il primo manga originale,fu stampato per il libro "i nuovi eroi" dalla garzanti verso la metà degli anni 50.il libro conteneva vari fumetti da tutto il mondo.per il giappone fu scelto "lo scimmiotto" la storia di son goku disegnata da shifumi yamane.

c'è da dire che mentre stavano nascendo le prime riviste ufficiali come mangazine,c'era chi per la sua fanzine,si accollò la spesa di portare qualche pagina di un fumetto per i più sconosciuto "drakuun".una spesa che si rivelò inutile in quanto la fanzine morì subito dopo....

gia una decina di anni prima,in italia c'erano due individui che si accorsero del fenomeno e si interessarono subito al mondo manga-anime...gianni bono e alfredo castelli che nel loro volume if "orfani e robot" recensirono vari anime inserendo trame e emittenti televisive con le date di messa in onda dei cartoni...colalboravano anche per la rivista "eureka" che mise in commercio due storie mangablack jacke golgo 13,anticipando di un decennio l'ondata vera e propria che invase il mercato.
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Messaggio Da majin z Sab Lug 14, 2012 2:48 pm

parlando di manga dell'inizio del secolo scorso,mi verrebbe naturale parlare di quando la tv ancora non esisteva e i bambini si riunivano dai cantastorie ambulanti.i kamishibaya.

...ma questa è un altra storia...
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