Transformers Age of Extinction Autobot Slash
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Transformers Age of Extinction Autobot Slash
Transformers Age of Extinction Autobot Slash
Nome: Slash
Alleanza: Autobot
Sottogruppo: Dinobot
Modalità alternativa: Velociraptor
Non c'è situazione da cui Slash non possa sfuggire. Può ritagliarsi un apertura e filarsela inosservato, o guadagnarsi la via d'uscita combattendo con i suoi artigli affilati come rasoi
Slash si presenta nel blister proprio nella sua forma alternativa, ovvero quella di Velociraptor . Di primo acchito colpisce la colorazione accesa del modellino e l’arcata mandibolare dall’apertura notevole. Dietro la figura, l’artwork che ritrae il dinosauro in posa aggressiva (benché, in questo caso, monocromatica).
Il logo del film compare in alto a destra, mentre una semplice fascia rossa ospita il nome del robot e un’immagine della modalità robotica. Immagine che, come per Slug, compare anche sul retro della confezione.
La modalità bestiale di Slash è quella, come già detto, di Velociraptor. Rispetto all’immaginario collettivo però si notano diverse differenze.
Prima di tutto colpisce la colorazione, che vede la predominanza di un azzurro acceso su gran parte del dinosauro. In alcune parti del corpo (la parte inferiore della coda e del collo) questo azzurro sfuma verso il secondo colore predominante del modellino, cioè un giallo fluo tendente vagamente al verde. In nero abbiamo la valorizzazione di alcuni dettagli come gli artigli e le articolazioni. I lunghi denti sono colorati in argento, mentre gli occhi feroci in un rosso acceso.
La scultura del modellino è la seconda cosa che colpisce: la figura infatti è irta di creste, speroni e placche appuntite. Molte di esse sono in plastica morbida (sostanzialmente tutte quelle di colore giallo/verde). Dello stesso materiale è costituita anche tutta la sezione della lunga e ricurva coda, purtroppo non snodabile.
L’effetto dell’utilizzo di tante escrescenze sfrangiate è davvero particolare e fa sembrare il raptor l’incrocio tra una gigantesca iguana e un lontano parente dell’archaeopterix, uno dei primi dinosauri ad aver intrapreso la via del volo.
Le dimensioni del dinosauro, grazie all’estensione di coda e collo e alle importanti zampe posteriori, risultano appaganti per l’occhio e la mano. Messo a fianco di Slug, ci sarebbe da dubitare che i due condividano la stessa classe, tanto compatto è il primo quanto longilineo e slanciato il secondo.
Unica concessione alla modalità robotica nella linea del sauro è la pancia, artificiosamente ingrossata dalla presenza di quello che sembra un esoscheletro osseo diviso in due appoggiato sui fianchi. Sembra che il raptor abbia una sorta di armatura protettiva sul ventre, oppure che abbia mangiato un po’ troppo…in ogni caso l’effetto si nota poco a causa dell’uniformità del colore con la sezione sottostante.
Il modellino risulta quasi totalmente in disguise, solo i pugni del robot sono a vista in quanto all’interno della giuntura del ginocchio del raptor. La scultura però è nascosta, pertanto non ci si fa caso se non si sa che sono lì.
La posabilità è molto buona: il raptor può aprire (molto!) la bocca e muovere la testa e il collo su e giù, muovere le zampe anteriori (che però hanno articolazione su ball joint solo alla scapola, a causa della gimmick che illustrerò poi) e le zampe posteriori (che invece hanno ben cinque punti di articolazione).
La trasformazione è un vera chicca. Personalmente la considero la cosa migliore di questo modellino.
Si inizia con aprire lateralmente le placche ossee che proteggono il ventre. Allargare le zampe posteriori verso l’esterno della figura. Ruotare all’indietro le zampe all’altezza della caviglia e piegare in avanti la sezione ungulata delle zampe. Piegare il ginocchio fino a estrarre i pugni del robot ed estendere l’avambraccio.
Sganciare tutta la sezione a cui sono attaccate le zampe anteriori e le placche ossee del ventre, ruotare il tutto in avanti e agganciarlo a livello dell’attaccatura delle anche delle zampe posteriori. Ruotare all’indietro la sezione della coda per rivelare la testa del robot. Posizionare le placche ossee sopra le spalle e ruotare all’indietro le zampe anteriori.
Dividere in due longitudinalmente il collo e la testa del raptor. Aprire le due metà della bocca e incassare verso l’alto la parte superiore delle due metà del cranio. Estrarre i piedi del robot e ruotare la sezione della pancia per metterli in posizione. Ruotare infine la gamba su sé stessa all’altezza del ginocchio.
Trasformazione terminata.
La prima cosa che colpisce della modalità robotica di Slash sono le sue dimensioni, molto contenute rispetto a quanto era grande la modalità di sauro. Questo è dovuto in larga parte al fatto che la coda del raptor finisce tutta dietro la schiena del robot, non contribuendo minimamente alle sua stazza e anzi costituendo un ingombrante avanzo, seppur non fastidioso in quanto seguente la linea della figura.
Le due zampe anteriori della bestia, ora sulle spalle del robot, non si possono invece piegare totalmente all’indietro a causa della presenza degli spallacci, e questo è già un maggior motivo di irritazione. Irritazione che viene parzialmente attenuata quando ci si ricorda della gimmick che contengono: le due zampe infatti hanno al loro interno due asce in plastica morbida, le cui lame vengono fatte passare per creste in modalità saurica, e che sono possono essere staccate e utilizzate dal robot.
Continuando a parlare della scultura, non si può fare a meno di notare un evidente sbilanciamento della figura a favore della sua metà superiore: a gambette smilze e corte si contrappongono braccia grosse e possenti, soprattutto nella sezione dell’avambraccio. Questa disparità di massa crea un effetto “Popeye” non molto bello a vedersi.
Per il resto, viene dato ulteriore risalto alle creste gialloverdi ora sul davanti della figura e agli spallacci, dal look aggressivo e richiamante due enormi artigli. La testa, in linea con lo spirito “medioevaleggiante” della linea, richiama un elmo di armatura sagomato sia sulla parte superiore che sulla celata. Uno stretto visore rosso è tutto ciò che caratterizza l’espressione di Slash.
La posabilità è buona: il robot ha quattro punti di articolazione per arto, ball-joint per arti superiori, inferiori e testa e infine ha anche il bacino rotante, malgrado non sia funzionale alla trasformazione. Purtroppo la mobilità degli avambracci è limitata dalla loro grandezza eccessiva e dal fatto che i pungi non ruotino.
La stabilità non è eccelsa, come già accennato, a causa dello sbilanciamento della parte superiore del robot rispetto a quella inferiore.
la colorazione è in linea con la forma alternativa e non compaiono variazioni degne di nota sul pattern della figura se non, come già menzionato un maggior risalto del colore secondario sulle GAMBE (la cui parte anteriore è ricavata dal petto del raptor) e un maggior rimpiego del nero su busto e articolazioni. Il nero sulle cosce può anche essere messo ulteriormente in risalto, dato che le creste gialle possono ruotare lateralmente.
Nome: Slash
Alleanza: Autobot
Sottogruppo: Dinobot
Modalità alternativa: Velociraptor
Non c'è situazione da cui Slash non possa sfuggire. Può ritagliarsi un apertura e filarsela inosservato, o guadagnarsi la via d'uscita combattendo con i suoi artigli affilati come rasoi
Slash si presenta nel blister proprio nella sua forma alternativa, ovvero quella di Velociraptor . Di primo acchito colpisce la colorazione accesa del modellino e l’arcata mandibolare dall’apertura notevole. Dietro la figura, l’artwork che ritrae il dinosauro in posa aggressiva (benché, in questo caso, monocromatica).
Il logo del film compare in alto a destra, mentre una semplice fascia rossa ospita il nome del robot e un’immagine della modalità robotica. Immagine che, come per Slug, compare anche sul retro della confezione.
La modalità bestiale di Slash è quella, come già detto, di Velociraptor. Rispetto all’immaginario collettivo però si notano diverse differenze.
Prima di tutto colpisce la colorazione, che vede la predominanza di un azzurro acceso su gran parte del dinosauro. In alcune parti del corpo (la parte inferiore della coda e del collo) questo azzurro sfuma verso il secondo colore predominante del modellino, cioè un giallo fluo tendente vagamente al verde. In nero abbiamo la valorizzazione di alcuni dettagli come gli artigli e le articolazioni. I lunghi denti sono colorati in argento, mentre gli occhi feroci in un rosso acceso.
La scultura del modellino è la seconda cosa che colpisce: la figura infatti è irta di creste, speroni e placche appuntite. Molte di esse sono in plastica morbida (sostanzialmente tutte quelle di colore giallo/verde). Dello stesso materiale è costituita anche tutta la sezione della lunga e ricurva coda, purtroppo non snodabile.
L’effetto dell’utilizzo di tante escrescenze sfrangiate è davvero particolare e fa sembrare il raptor l’incrocio tra una gigantesca iguana e un lontano parente dell’archaeopterix, uno dei primi dinosauri ad aver intrapreso la via del volo.
Le dimensioni del dinosauro, grazie all’estensione di coda e collo e alle importanti zampe posteriori, risultano appaganti per l’occhio e la mano. Messo a fianco di Slug, ci sarebbe da dubitare che i due condividano la stessa classe, tanto compatto è il primo quanto longilineo e slanciato il secondo.
Unica concessione alla modalità robotica nella linea del sauro è la pancia, artificiosamente ingrossata dalla presenza di quello che sembra un esoscheletro osseo diviso in due appoggiato sui fianchi. Sembra che il raptor abbia una sorta di armatura protettiva sul ventre, oppure che abbia mangiato un po’ troppo…in ogni caso l’effetto si nota poco a causa dell’uniformità del colore con la sezione sottostante.
Il modellino risulta quasi totalmente in disguise, solo i pugni del robot sono a vista in quanto all’interno della giuntura del ginocchio del raptor. La scultura però è nascosta, pertanto non ci si fa caso se non si sa che sono lì.
La posabilità è molto buona: il raptor può aprire (molto!) la bocca e muovere la testa e il collo su e giù, muovere le zampe anteriori (che però hanno articolazione su ball joint solo alla scapola, a causa della gimmick che illustrerò poi) e le zampe posteriori (che invece hanno ben cinque punti di articolazione).
La trasformazione è un vera chicca. Personalmente la considero la cosa migliore di questo modellino.
Si inizia con aprire lateralmente le placche ossee che proteggono il ventre. Allargare le zampe posteriori verso l’esterno della figura. Ruotare all’indietro le zampe all’altezza della caviglia e piegare in avanti la sezione ungulata delle zampe. Piegare il ginocchio fino a estrarre i pugni del robot ed estendere l’avambraccio.
Sganciare tutta la sezione a cui sono attaccate le zampe anteriori e le placche ossee del ventre, ruotare il tutto in avanti e agganciarlo a livello dell’attaccatura delle anche delle zampe posteriori. Ruotare all’indietro la sezione della coda per rivelare la testa del robot. Posizionare le placche ossee sopra le spalle e ruotare all’indietro le zampe anteriori.
Dividere in due longitudinalmente il collo e la testa del raptor. Aprire le due metà della bocca e incassare verso l’alto la parte superiore delle due metà del cranio. Estrarre i piedi del robot e ruotare la sezione della pancia per metterli in posizione. Ruotare infine la gamba su sé stessa all’altezza del ginocchio.
Trasformazione terminata.
La prima cosa che colpisce della modalità robotica di Slash sono le sue dimensioni, molto contenute rispetto a quanto era grande la modalità di sauro. Questo è dovuto in larga parte al fatto che la coda del raptor finisce tutta dietro la schiena del robot, non contribuendo minimamente alle sua stazza e anzi costituendo un ingombrante avanzo, seppur non fastidioso in quanto seguente la linea della figura.
Le due zampe anteriori della bestia, ora sulle spalle del robot, non si possono invece piegare totalmente all’indietro a causa della presenza degli spallacci, e questo è già un maggior motivo di irritazione. Irritazione che viene parzialmente attenuata quando ci si ricorda della gimmick che contengono: le due zampe infatti hanno al loro interno due asce in plastica morbida, le cui lame vengono fatte passare per creste in modalità saurica, e che sono possono essere staccate e utilizzate dal robot.
Continuando a parlare della scultura, non si può fare a meno di notare un evidente sbilanciamento della figura a favore della sua metà superiore: a gambette smilze e corte si contrappongono braccia grosse e possenti, soprattutto nella sezione dell’avambraccio. Questa disparità di massa crea un effetto “Popeye” non molto bello a vedersi.
Per il resto, viene dato ulteriore risalto alle creste gialloverdi ora sul davanti della figura e agli spallacci, dal look aggressivo e richiamante due enormi artigli. La testa, in linea con lo spirito “medioevaleggiante” della linea, richiama un elmo di armatura sagomato sia sulla parte superiore che sulla celata. Uno stretto visore rosso è tutto ciò che caratterizza l’espressione di Slash.
La posabilità è buona: il robot ha quattro punti di articolazione per arto, ball-joint per arti superiori, inferiori e testa e infine ha anche il bacino rotante, malgrado non sia funzionale alla trasformazione. Purtroppo la mobilità degli avambracci è limitata dalla loro grandezza eccessiva e dal fatto che i pungi non ruotino.
La stabilità non è eccelsa, come già accennato, a causa dello sbilanciamento della parte superiore del robot rispetto a quella inferiore.
la colorazione è in linea con la forma alternativa e non compaiono variazioni degne di nota sul pattern della figura se non, come già menzionato un maggior risalto del colore secondario sulle GAMBE (la cui parte anteriore è ricavata dal petto del raptor) e un maggior rimpiego del nero su busto e articolazioni. Il nero sulle cosce può anche essere messo ulteriormente in risalto, dato che le creste gialle possono ruotare lateralmente.
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