Dal deserto spunta il cimitero dell’Atari
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Dal deserto spunta il cimitero dell’Atari
Fonte "La Stampa"
In una discarica del New Mexico migliaia di reperti storici, da Space Invaders ad Asteroids fino a ET
NEW YORK
A chi, nella prima metà degli anni Ottanta era ragazzino o appena adolescente, sarebbe venuto un brivido, e magari una lacrima di triste commozione, a guardare quello spettrale scenario di Alamogordo. La cittadina del New Mexico è stata infatti utilizzata come cimitero delle cartucce dell’Atari, pioniere dei giochi elettronici da casa, sulla cui piattaforma è cresciuta, a colpi di joystick, un’intera generazione. «Atari? Magari! Spero che me lo comprino», era il tormentone della pubblicità che sponsorizzava in televisione i vari «Space invaders», «Asteroids», ed «E.T.», considerato a torto o ragione, uno dei peggiori «videogame» mai realizzati.
Gli stessi titoli che campeggiavano sulle cartucce riportate alla luce nella discarica del deserto del New Mexico, un cimitero dimenticato dalla storia, a pochi passi da uno dei tanti McDonald’s che costellano la cittadina di 32 mila anime. Sino a qualche giorno fa Alamogordo era conosciuta solo per la base dell’Aeronautica militare e per il Museo di storia dello spazio. Ma da oggi il suo nome sarà ricordato anche per quel macabro cimitero di cartucce delimitato da un cartello con una scritta a mano arancione su sfondo bianco: «Keep out», ovvero tenetevi alla larga.
La genesi della tomba dell’Atari risale ad oltre trenta anni fa, quando l’allora regina dei videogiochi da casa conobbe un veloce declino, incalzata dalla concorrenza e dalla inesorabile accelerazione tecnologica che la rese nel giro di poco tempo ormai obsoleta. I suoi depositi erano colmi di cartucce di ogni genere, invendute e ormai invendibili, un peso in termini di spazio ma anche economici. Meglio gettarle via. Così la società caricò il materiale su una carovana di camion, forse una decina, che dagli stabilimenti di El Paso, appena al di là del confine col Texas, si diressero nel deserto del New Mexico, con l’intento di seppellirli sotto metri di terra: era il settembre del 2003.
L’operazione riuscì in pieno, passando persino all’ombra della storia, tanto che il cimitero dell’Atari è diventato negli anni una sorta di legenda per appassionati e nostalgici. Sino a quando la mobilitazione di alcuni cittadini, appoggiati dai funzionari del comune, ha vinto ogni resistenza da parte delle autorità dando il via libera agli scavi. Il risultato è quello che oggi è sotto gli occhi di tutti, quello che chi all’inizio degli anni Ottanta era ragazzino o appena adolescente ha definito «il peggior finale che un videogioco abbia mai avuto».
La cittadina del New Mexico Alamogordo è stata
utilizzata come cimitero delle cartucce dell’Atari
In una discarica del New Mexico migliaia di reperti storici, da Space Invaders ad Asteroids fino a ET
NEW YORK
A chi, nella prima metà degli anni Ottanta era ragazzino o appena adolescente, sarebbe venuto un brivido, e magari una lacrima di triste commozione, a guardare quello spettrale scenario di Alamogordo. La cittadina del New Mexico è stata infatti utilizzata come cimitero delle cartucce dell’Atari, pioniere dei giochi elettronici da casa, sulla cui piattaforma è cresciuta, a colpi di joystick, un’intera generazione. «Atari? Magari! Spero che me lo comprino», era il tormentone della pubblicità che sponsorizzava in televisione i vari «Space invaders», «Asteroids», ed «E.T.», considerato a torto o ragione, uno dei peggiori «videogame» mai realizzati.
Gli stessi titoli che campeggiavano sulle cartucce riportate alla luce nella discarica del deserto del New Mexico, un cimitero dimenticato dalla storia, a pochi passi da uno dei tanti McDonald’s che costellano la cittadina di 32 mila anime. Sino a qualche giorno fa Alamogordo era conosciuta solo per la base dell’Aeronautica militare e per il Museo di storia dello spazio. Ma da oggi il suo nome sarà ricordato anche per quel macabro cimitero di cartucce delimitato da un cartello con una scritta a mano arancione su sfondo bianco: «Keep out», ovvero tenetevi alla larga.
La genesi della tomba dell’Atari risale ad oltre trenta anni fa, quando l’allora regina dei videogiochi da casa conobbe un veloce declino, incalzata dalla concorrenza e dalla inesorabile accelerazione tecnologica che la rese nel giro di poco tempo ormai obsoleta. I suoi depositi erano colmi di cartucce di ogni genere, invendute e ormai invendibili, un peso in termini di spazio ma anche economici. Meglio gettarle via. Così la società caricò il materiale su una carovana di camion, forse una decina, che dagli stabilimenti di El Paso, appena al di là del confine col Texas, si diressero nel deserto del New Mexico, con l’intento di seppellirli sotto metri di terra: era il settembre del 2003.
L’operazione riuscì in pieno, passando persino all’ombra della storia, tanto che il cimitero dell’Atari è diventato negli anni una sorta di legenda per appassionati e nostalgici. Sino a quando la mobilitazione di alcuni cittadini, appoggiati dai funzionari del comune, ha vinto ogni resistenza da parte delle autorità dando il via libera agli scavi. Il risultato è quello che oggi è sotto gli occhi di tutti, quello che chi all’inizio degli anni Ottanta era ragazzino o appena adolescente ha definito «il peggior finale che un videogioco abbia mai avuto».
La cittadina del New Mexico Alamogordo è stata
utilizzata come cimitero delle cartucce dell’Atari
Re: Dal deserto spunta il cimitero dell’Atari
casa di biri e' il cimitero dei jumbo, poi qualcuno prende vita e lo spaccia come un jumbo zombi://25:
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